COSA VISITARE

SCALA DEI TURCHI

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Questa bianca falesia si trova lungo il tratto di mare tra Realmonte e Porto Empedocle (Agrigento), la sua roccia è fatta di marna, tenera, calcarea, argillosa e di un bianco accecante. La natura, da grande artista, ha lavorato questa materia nel tempo, rendendola morbidamente sinuosa con l’aiuto del mare e la brezza salmastra, formando terrazze e smussando ogni angolo. Quando salirete la Scala, avrete la sensazione di trovarvi nel paese delle meraviglie, una enorme bianca meringa.
Il mare, approfittando di questo bianco sfavillante, sfoggerà i suoi blu – azzurri più intensi e sedendovi sui gradini a guardarlo, vi abbandonerete ai pensieri più ameni. I ragazzi del luogo fanno spesso gare di tuffi dai gradoni più sporgenti, non vi consigliamo di imitarli, ma certe volte è uno spettacolo starli a guardare.

RISERVA NATURALE TORRE SALSA

L'Oasi WWF di Torre Salsa si estende su un’area di 762 ettari, compresa tra Siculiana Marina ed Eraclea Minoa, in provincia di Agrigento, all'interno di un Sito d'Importanza Comunitaria (SIC ITA040003).
Il suo territorio incontaminato percorre la costa mediterranea per 6 Km, alternato da falesie, dune e immense spiagge solitarie. A ridosso del litorale, una serie di terrazzi naturali incisi da torrenti, generano suggestivi scorci scenografici. Dal lato opposto invece, un paesaggio impervio e montuoso culmina nelle vette del monte Stella, Monte Cupolone e Monte Eremita.
Il cuore della riserva, all'interno della zona umida, è la Torre Salsa: un’antica torre di avvistamento che domina la sommità di un piccolo promontorio d’argilla. Il tratto che divide questo rudere dal Monte Eremita è un boschetto a Pino d’Aleppo, nell’entroterra di questa collinetta, il tanto decantato “Pantano” dove scorre acqua di provenienza salmastra. Tra le riserve siciliane, Torre Salsa è l’unica ad ospitare al suo interno un’Oasi di proprietà WWF. Risale infatti alla seconda metà degli anni ottanta la scelta di acquistare circa 8 ettari di terreno al fine di realizzare un presidio fisso, in grado di contrastare i “venti cementificatori” che minacciavano di distruggere questo lembo, pressoché incontaminato, di costa siciliana. Da allora, decine di volontari si sono alternati soprattutto per quello che nel tempo è diventato il “progetto tartarughe” del WWF Italia.
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